Nemmeno nei periodi di emergenza l’Europa si dimostra unita.
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La risposta parziale dell’Unione al virus che sta mettendo in ginocchio l’Europa è parsa a molti paesi, soprattutto quelli del sud, i più colpiti dall’epidemia insufficiente a fronteggiare un’emergenza simile.
Cos’ha sta facendo di concreto l’Unione Europea? Quali sono i motivi di scontro?
A livello di solidarietà fra stati membri c’è stato qualche segnale:
-la Francia ha donato 1 milione di mascherine all’Italia e la Germania ha donato tonnellate di mascherine e altri dispositivi di protezione.
-Decine di migliaia di cittadini europei sono stati rimpatriati con voli intraeuropei.
PER LA CURA DEI PAZIENTI:
-La Germania ha messo a disposizione i propri letti di terapia intensiva e stanno già curando pazienti provenienti da Italia e Francia, in totale per i pazienti italiani la Germania ha messo a disposizione 73 posti letto.
-Il Lussemburgo ha preso in cura 7 pazienti francesi.
-L’Alto Adige ha fornito dispositivi di protezione al Titolo (Austria), il Tirolo fornisce letti in ospedale per i pazienti provenienti dall’Alto Adige.
PER LA PROTEZIONE DEGLI OPERATORI SANITARI:
-La Germania ha inviato 300 ventilatori polmonari in Italia.
-L’Austria ha inviato 1,5 milioni di mascherine in Italia.
-La Repubblica Ceca ha fornito 10000 tute di protezione all’Italia e 10000 tute di protezione alla Spagna.
PER IL RIMPATRIO DEI CITTADINI EUROPEI:
Dall’inizio della pandemia, con 25 voli di rimpatrio cofinanziati dal Meccanismo di Protezione Civile Europea (UPCM), sono stati rimpatriati 4020 cittadini dell’UE rimasti bloccati all’estero.
Il 30% dei passeggeri rimpatriati erano cittadini europei di un diverso stato membro rispetto a quello che ha organizzato il volo di rimpatrio.
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A LIVELLO ECONOMICO:
La solidarietà quindi c’è stata, ma è quando si tratta di parlare di misure economiche per affrontare lo shock economico che si è venuto a creare che vengono a galla tutte le divisioni dell’UE.
Infatti sia la seduta dell’ECOFIN, ovvero il vertice tra i ministri delle finanze dell’Unione Europea, sia l’Eurogruppo, ossia i ministri delle finanze dei paesi dell’Euro, non hanno portato a niente.
Nemmeno il Consiglio Europeo è riuscito a trovare un accordo, anzi, si è andata a creare una spaccatura profonda tra i paesi del nord Europa, più rigoristi, e i paesi del sud Europa, che chiedono maggiore flessibilità e maggiori strumenti per affrontare questa crisi epocale.
Nel dettaglio ciò che ne è uscito dal Consiglio Europeo con la Dichiarazione comune Covid-19 del 26 marzo è:
Continueremo seguendo i 5 filoni di intervento definiti nelle riunioni del 10 e del 17 marzo.
1 Limitare la diffusione del virus.
-Tutti gli stati membri hanno preso provvedimenti per limitare la diffusione del virus. Questi sforzi sono inquadrati e sostenuti dagli orientamenti de Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).
-Abbiamo rafforzato il controllo delle frontiere esterne.
-Laddove siano stati ripristinati i controlli alle frontiere interne, garantiremo un’agevole gestione delle frontiere preservando il funzionamento del mercato unico. Con la Commissione ci occuperemo del problema degli altri cittadini comunitari ancora bloccati all’estero.
-Contrasteremo con risolutezza la disinformazione.
2 Fornire attrezzature mediche.
3 Promuovere la ricerca.
-Faremo tutto il possibile per sostenere la ricerca. Sono già stati mobilitati 140 milioni di euro per 17 progetti, anche in materia di vaccini.
Questo punto è molto contraddittorio; dicono che faranno tutto il possibile e hanno stanziato appena 140 milioni di euro, che significa poco più di 8 milioni a progetto.
4 Affrontare le conseguenze socioeconomiche.
É in questo punto che il Consiglio Europeo ha dato il meglio di sé tirando fuori alcuni punti molto discutibili.
-Siamo consapevoli delle gravi conseguenze economiche che avrà la pandemia Covid-19 e faremo tutto il necessario per essere all’altezza di questa sfida in uno spirito di solidarietà.
-Sosteniamo la risoluta azione intrapresa dalla BCE per garantire condizioni di finanziamento favorevoli in tutti i paesi della zona euro (condizioni favorevoli significa che bisognerà pagare interessi sui prestiti al contrario di come invece chiedevano i paesi del sud Europa).
-Prendiamo atto dei progressi compiuti dall’Eurogruppo (non ci sono stati progressi la riunione si era chiusa con un nulla di fatto). In questa fase lo invitiamo a presentarci proposte entro due settimane (ecco la contraddizione che dimostra che non c’è stato alcun progresso dell’Eurogruppo e quindi rimanda di due settimane tutte le decisioni in una situazione di tale emergenza).
-I nostri stati membri hanno intrapreso azioni ad ampio raggio per sostenere le loro economie ed attenuare i problemi sociali e occupazionali. Ricorreremo nella misura necessaria agli strumenti dell’UE per sostenere l’azione (non viene specificato nessun strumento).
-Gli stati membri hanno bisogno di flessibilità per fare tutto ciò che è necessario. Il quadro di riferimento temporaneo della Commissione per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia è un importante passo avanti. Lo stesso vale per il ricorso senza precedenti alla clausola di salvaguardia generale prevista dal patto di stabilità e crescita (ciò significa che l’UE come istituzione non prenderà alcuna misura economica d’emergenza, ci sarà solamente la sospensione del patto di stabilità, significa quindi che ogni singolo Stato dell’Unione può immettere nel sistema tanto denaro quanto serve per fronteggiare l’emergenza).
-La proposta della Commissione relativa a un investimento in risposta al Coronavirus prevede di destinare 37 miliardi di euro agli investimenti nel quadro della politica di coesione per far fronte alle conseguenze della crisi. Con la proposta di modifica del Fondo di solidarietà dell’UE. Auspichiamo la rapida adozione di tali proposte.
5 Cittadini bloccati in paesi terzi.
Nelle conclusioni si afferma che “bisogna tuttavia iniziare a preparare le misure necessarie per tornare al normale funzionamento delle nostre società ed economie e a una crescita sostenibile (non sono riusciti a trovare un accordo sulle misure da adottare per l’emergenza ma già stanno pensando a misure per tornare alla normalità).
Poi continua: “Ciò richiederà una strategia di uscita coordinata, un piano di rilancio globale e investimenti senza precedenti. Invitiamo il Presidente della Commissione e il Presidente del Consiglio Europeo, in consultazione con le altre istituzioni e segnatamente alla BCE ad avviare i lavori su una tabella di marcia accompagnata da un piano d’azione a tal fine” (non si fa riferimento al Parlamento europeo, unica istituzione eletta direttamente dai cittadini europei).
In conclusione l’Unione Europea non riesce nemmeno durante un momento di emergenza come questo a dare prova di unità e solidarietà, anzi rischia di mettersi l’opinione pubblica a sfavore.
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